Esplorazione spazialeNASA, ESA e agenzie di Stato

È storia: Dart si è schiantata con successo sull’asteroide Dimorphos! E ora?

La notte tra il 26 e il 27 settembre 2022 è stata scritta una pagina di storia dell’esplorazione spaziale: per la prima volta l’umanità ha testato un meccanismo di difesa planetaria contro eventuali future minacce asteroidali. Fino ad ora, infatti, siamo totalmente scoperti nel caso in cui un asteroide decidesse di venirci addosso.

Dieci mesi di viaggio, gli ultimi istanti di vita trasmessi in diretta dalla NASA. Due ore di emozioni, suspence, attesa e, alla fine, gioia incontenibile.

Lo schianto: cosa è successo?

Il destino di Dart era poco invidiabile fin dal suo concepimento: disintegrarsi contro un asteroide nel tentativo di deviarne la traiettoria. L’impatto è avvenuto puntuale come un orologio svizzero alle 1.14 italiane di martedi 27 settembre a circa 11 milioni di km dalla Terra. Le immagini provenienti dall’unico strumento montato a bordo di Dart, la camera Draco, mostravano all’inizio della diretta NASA, cominciata alle ore 23.30, un piccolo puntino luminoso e distante. Quel puntino luminoso era il sistema binario di asteroidi costituito da Dimorphos di circa 160 metri e Didymos, del diametro di 780 metri.

L’immagine del sistema binario di asteroidi catturata meno di un’ora prima dell’impatto da oltre 10.000 km di distanza. Credits: NASA

Obiettivo di Dart era proprio Dimorphos, il piccolo asteroide satellite. Alla velocità di oltre 24.000 km/h quel piccolo puntino cominciava ad assumere sembianze diverse: Dimorphos era ormai chiaramente distinguibile dal suo compagno più grande! A meno di 3 minuti dall’impatto, Dart ha sorpassato Didymos, l’asteroide più grande, puntando dritto verso Dimorphos.

Dart mentre sorpassa Didymos (in basso a sinistra) puntando dritto su Dimorphos. Credits: NASA.

L’ultima sequenza di immagini è da brividi: Per la prima volta abbiamo iniziato a vedere I dettagli della superficie di dimorphos, rocce, massi, polvere. L’ultima immagine completa che ci è arrivata è stata scattata solo due secondi prima dell’impatto da una distanza di circa 12 km. C’è in realtà una ultima immagine, parziale, eredità disperata e meravigliosa di Dart un secondo prima di schiantarsi contro l’asteroide e da una distanza di soli 6 km, una immagine che non ha fatto in tempo ad arrivare completamente a Terra proprio perchè la trasmissione dei dati si è interrotta bruscamente a causa dello schianto.

L’avvicinamento di Dart a Dimorphos fino all’ultima immagine parziale catturata un secondo prima dello schianto da 6 km di distanza. Credits: NASA

L’occhio italiano

Dart non era sola: a una distanza di circa 50 km un piccolo satellite italiano chiamato LICIACube ha osservato lo schianto, scattando oltre 600 foto cominciando quattro minuti prima dello schianto. LICIACube è un cubesat costruito dall’Agenzia Spaziale Italiana e controllato da Argotec, con contributo di INAF e altre istituzioni italiane. Obiettivo di LICIACube è stato quello di monitorare gli effetti dell’impatto su Dimorphos, dal possibile cratere creato da Dart alla nube di detriti sollevata.

La straordinaria immagine della polvere di detriti che avvolge Dimorphos dopo lo schianto di Dart. L’oggetto più grande è Didymos. Credits: ASI/NASA

Informazioni importante per capire, tra le altre cose, la composizione dell’asteroide. Le prima immagini sono semplicemente clamorose: si distingue chiaramente l’enorme pennacchio di polvere sollevato dall’impatto di Dart. L’analisi dati proseguirà per mesi, accompagnata anche dalle numerose immagini di telescopi terrestri e spaziali, come quelle del James Webb Space Telescope.

Impatto di DART visto dal telescopio spaziale James Webb Space Telescope. Credits: NASA

Dimorphos è stato deviato?

La domanda che regna sovrana è, ovviamente, quella che riguarda lo scopo della missione: l’asteroide colpito è stato effettivamente deviato? Per saperlo bisognerà attendere dati e osservazioni soprattutto da terra. Dimorphos completa una orbita attorno a Didymos in circa 12 ore. L’obiettivo è quello di rallentare Dimorphos di circa 73 secondi a ogni orbita, ritardo che si accumula ad ogni rivoluzione diventando quindi sempre più apprezzabile dalla strumentazione. La tecnica è quella del transito ovvero osservare il passaggio di Dimorphos davanti a Didymos: questo causa una diminuzione di luminosità di Didymos a causa dell’oscuramento prodotto dal passaggio di Dimorphos. Se questo oscuramento ritarda di 73 secondi allora Dimorphos avrà deviato la sua orbita secondo le attese.

Un grande contributo verrà anche dalla missione Hera dell’ESA, in partenza nel 2024 e in arrivo attorno al sistema binario di asteroidi nel 2026. Il suo compito sarà quello di capire quanto e come è stata deviata la traiettoria di Dimorphos. Risultati che potrebbero essere di importanza capitale in caso di futura minaccia asteroidale: gran parte degli asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra hanno dimensioni paragonabili a quelle di Dimorphos. Rocce cosmiche in grado di cancellare intere città se dovessero caderci addosso. Meglio farsi trovare preparati, non credete?

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