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La guerra in Ucraina e le sue ripercussioni sul settore spaziale

Il 24 febbraio è iniziata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin. Una guerra che nel momento in cui scriviamo ha provocato almeno 20.000 vittime e 10 milioni di profughi. Vista l’importanza della Russia nel campo aerospaziale e astronautico e le sue strette collaborazioni con le altre agenzie spaziali, è inevitabile che il conflitto in corso abbia avuto (e continuerà ad avere in futuro) un impatto piuttosto profondo in questo settore. A un mese esatto di distanza dall’inizio del conflitto, facciamo quindi il punto della situazione in base alle informazioni al momento disponibili.

Sospeso il lancio del rover di ExoMars

Un primo importante aspetto in cui le ripercussioni del conflitto hanno già cominciato a farsi sentire riguarda l’interruzione delle collaborazioni attualmente in corso tra la Roscosmos (l’agenzia spaziale russa) e le altre agenzie spaziali, come conseguenza delle sanzioni stabilite contro la Russia. Questo riguarda particolarmente tutte le missioni spaziali sviluppate congiuntamente con Roscosmos.

L’agenzia spaziale europea (ESA) ha deciso il 28 febbraio che avrebbe attuato pienamente le sanzioni stabilite dall’Unione Europea contro la Russia. Questo ha immediatamente reso improbabile il lancio (previsto per quest’anno) di Rosalind Franklin, che sarebbe dovuto essere il primo rover europeo su Marte con il programma ExoMars.

Il rover Rosalind Franklin su Marte, in un rendering realizzato dall’ESA

La collaborazione con Roscosmos prevedeva lo sviluppo da parte della Russia di tre strumenti scientifici montati a bordo del rover, la realizzazione di un lander (Kazachok) che avrebbe accompagnato Rosalind Franklin sul pianeta rosso, e il lancio della missione tramite un vettore Proton dalla base russa di Bajkonur, in Kazakistan.

Dopo una riunione del Consiglio Generale dell’ESA, tenutosi a Parigi, l’agenzia spaziale europea ha decretato ufficialmente la sospensione del lancio. Questo significa che il destino del rover europeo (il primo intitolato a una scienziata donna) è al momento quanto mai incerto. A quanto ne sappiamo oggi, il lancio è stato rimandato a non prima del 2024 (prossima finestra utile per lanciare verso Marte), ma l’intera missione potrebbe essere a rischio.

I problemi principali da risolvere sono due. Prima di tutto, bisogna capire quale sarà il destino del lander Kazachok. Una possibile soluzione è progettarlo ex-novo, magari in collaborazione con la NASA, ma questo richiederà molto tempo. Per quanto riguarda il vettore Proton, invece, il direttore generale dell’ESA ha ricevuto da parte del Consiglio Generale l’incarico di cercare possibili alternative in modo che il rover possa essere lanciato anche senza il contributo russo.

Per il momento è impossibile prevedere che cosa accadrà al rover di ExoMars.

Annullati i lanci con vettore Soyuz

L’interruzione delle collaborazioni spaziali tra Europa e Russia si ripercuote notevolmente anche nel settore dei lanci. I lanciatori russi Soyuz finora sono stati usatissimi dalle altre agenzie spaziali per i propri satelliti. Per esempio, l’europea Arianespace si affidava a vettori Soyuz per i lanci dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana Francese.

Finora i problemi riguardano i prossimi lanci dei satelliti Galileo, che offrono un servizio di posizionamento e navigazione satellitare, e il telescopio spaziale Euclid, che indagherà sulla materia oscura e l’energia oscura. Naturalmente tutti questi lanci sono stati sospesi.

Un’alternativa al Soyuz può risiedere nel razzo Ariane 6, il nuovo vettore europeo che sostituirà l’attuale Ariane 5 a partire dall’anno prossimo. L’idea sarebbe di lanciare payload scientifici già dal suo primo utilizzo. Anche il Vega-C potrebbe farsi carico di alcuni lanci.

Ma la notizia più sconcertante da questo punto di vista è l’accordo stretto tra OneWeb e SpaceX.

OneWeb è un’azienda inglese con lo stesso obiettivo di Starlink: sviluppare un servizio di connettività internet a bassa latenza con copertura globale tramite una costellazione di satelliti in orbita bassa. Anche se i target sono differenti (OneWeb si rivolge per lo più a enti governativi e aziende, mentre Starlink a privati cittadini), le due aziende sono chiaramente concorrenti, e al momento sono le uniche che puntano a offrire questo servizio.

Per questo motivo è giunta del tutto inattesa, nella giornata del 21 marzo, la notizia che per il 2022 i lanci dei satelliti OneWeb saranno effettuati con razzi SpaceX. La decisione è dovuta al fatto che OneWeb, per lanciare i propri satelliti, finora si era affidata a razzi Soyuz. Dopo che ai primi di marzo Roscosmos rifiutò di proseguire con i lanci di OneWeb come risposta alle sanzioni britanniche contro Mosca, l’azienda inglese si è ritrovata senza lanciatori.

In questa foto vediamo un Soyuz-2.1b con a bordo un carico di satelliti OneWeb che viene rimosso dal pad di lancio a Baikonur, in Kazakistan, dopo l’annullamento del lancio.

OneWeb e SpaceX hanno quindi stilato un accordo (i cui termini non sono stati rivelati) per cui l’azienda americana si occuperà di proseguire i lanci dei satelliti OneWeb. La costellazione OneWeb prevede 650 satelliti, ma solo 428 sono già in orbita: insufficienti per garantire una copertura globale. Grazie a SpaceX, OneWeb dovrebbe essere in grado di completare la propria costellazione.

Non è certo perché OneWeb si sia accordata con un’azienda rivale invece di rilvolgersi all’europea Arianespace, ma è possibile che questa scelta sia dovuta al fatto che al momento tutti i razzi Ariane 5 sono prenotati e i primi Ariane 6 non voleranno fino al prossimo anno.

La Stazione Spaziale Internazionale

La ISS fotografata dallo Space Shuttle Atlantis il 23 maggio 2010. Crediti: NASA

Non solo l’Europa ha attivato sanzioni contro la Russia. Subito dopo l’inizio della guerra, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato, tra le altre, sanzioni riguardanti l’intero settore tecnologico, dunque anche quello aerospaziale.

Immediatamente è arrivata la replica di Dmirty Rogozin, direttore di Roscosmos, con dei tweet dal tono molto acceso in cui sottolineava che le correzioni orbitali della Stazione Spaziale Internazionale (che vengono effettuate per compensare la perdita di quota dovuta all’attrito con l’atmosfera terrestre o per evitare detriti spaziali) è possibile soltanto tramite i veicoli russi Progress, o in alternativa con i moduli russi della ISS, Zvezda e Nauka, che sono dotati di propulsori.

Molti hanno interpretato questi tweet come una minaccia non troppo velata («Se blocchi noi – scrive Rogozin – chi salverà la ISS da un deorbiting incontrollato in cui possa cadere sugli USA o l’Europa?»), ma è un’ipotesi da escludere categoricamente, dal momento che al momento la ISS ospitava due cosmonauti russi (e altri tre sarebbero arrivati il 19 marzo).

Fortunatamente, a oggi le operazioni nella ISS continuano a procedere normalmente. L’ESA ha ribadito che «la cooperazione spaziale civile rimane un ponte» e la NASA ha dichiarato tramite il suo portavoce Joshua Finch che «continua a lavorare con tutti i suoi partner internazionali, compresa l’agenzia spaziale russa Roscosmos, per garantire la sicurezza delle operazioni nella Stazione Spaziale Internazionale».

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