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Lo storico sorvolo della Luna da parte della capsula Orion

La capsula Orion ha sorvolato la Luna a soli 130 km di distanza dalla sua superficie. È uno dei momenti critici della missione Artemis 1, che dopo 26 giorni terminerà con l'ammaraggio della Orion nel Pacifico

Luna, stiamo tornando! A distanza di 50 anni dall’ultima missione Apollo, torniamo a vivere emozioni molto, molto simili: la nuova navicella Orion in grado di trasportare essere umani ha infatti sorvolato la superficie lunare a una distanza di appena 130 km alle ore 13.57 di Lunedi 21 Novembre! Uno degli eventi cruciali della missione Artemis 1, primo passo per il futuro ritorno dell’uomo sulla Luna previsto nel corso di Artemis 3 non prima del 2025.

Lo storico sorvolo della Luna

Partita alle 07.04 del mattino del 16 Novembre scorso sospinta dal più potente razzo operativo mai costruito dall’uomo, lo Space Launch System, la capsula Orion ha raggiunto l’orbita lunare dopo oltre cinque giorni di viaggio.

L’immagine della Terra poche ore dopo la partenza di Orion. Credits: NASA

Nella serata di domenica 20 Novembre è stata catturata dalla gravità lunare, nel senso che per la prima volta ha risentito maggiormente della gravità del nostro satellite che di quella terrestre. Da quel momento si sono susseguite una serie di delicate manovre per inserire Orion nella corretta traiettoria per portarla poi in orbita lunare.

La Terra e la Luna viste da una delle camere della capsula Orion, visibile sulla sinistra dell’immagine. Credits: NASA

La capsula, grazie alle sue numerose telecamere installate in varie sue componenti, compresi i pannelli solari, ha cominciato a inviare immagini letteralmente commoventi e mai viste dall’epoca della missione Apollo 17 nel 1972. La Terra, ormai distante, e la Luna così grande e vicina! Attorno alle 13.20 la Orion ha cominciato a transitare “dietro” la Luna regalandoci una eclissi di Terra commovente.

Il momento dell’eclissi terrestre da parte della Luna. Da li a poco, la capsula Orion è entrata in un blackout di comunicazioni con la Terra proprio a causa della presenza della Luna. Credits: NASA

Commovente e problematica allo stesso tempo: con la Terra nascosta dalla presenza della Luna, la capsula non è stata in grado di comunicare con la Terra per oltre 30 minuti, periodo durante il quale la Orion ha acceso i motori alle 13.44 per effettuare lo storico passaggio ravvicinato a 130 km dalla superficie lunare, avvenuto alle 13.57.

Alle 14.02 le comunicazioni radio sono state ripristinate, regalandoci forse le immagini più incredibili: la Terra, “un piccolo pallino blu, sospesa nel grande e avvolgente buio cosmico”.

La Terra come appariva nelle immagini della capsula Orion subito dopo aver ripristinato le comunicazioni con la Terra. Credits: NASA

Cosa succede ora: la complicata orbita della Orion e il rientro sulla Terra

La missione avrà una durata complessiva di 26 giorni. Dopo che SLS ha messo Orion in orbita terrestre, il secondo stadio (noto come Interim Cryogenic Propulsion Stage o ICPS) ha indirizzato la capsula verso la Luna.

Orion ha così proseguito verso la Luna, ha eseguito un flyby molto ravvicinato ad appena 130 km dalla sua superficie e ora prosegue il suo lungo viaggio attorno al nostro satellite. La traiettoria scelta è una “orbita retrograda distante” (Distant Retrograde Orbit, DRO), cioè un’orbita che ruota al contrario rispetto all’orbita lunare (in senso orario invece che antiorario) e che porterà la capsula a 70.000 km di distanza dalla Luna. La DRO verrà mantenuta per un mesetto circa, durante il quale saranno raccolti tutti i dati utili alla missione. Il 6 dicembre Orion abbandonerà la DRO, e un altro flyby lunare ravvicinato la indirizzerà verso Terra. Il rientro è previsto per l’11 dicembre, con un ammaraggio al largo della California. Proprio a causa di questa orbita molto allungata la capsula raggiungerà una distanza dalla Terra mai toccata da una navicella in grado di trasportare equipaggio umano. Il record precedente appartiene alla sfortunata missione Apollo 13 che raggiunse oltre 401.000 km dalla Terra nel suo peregrinare nello spazio. La Orion dovrebbe invece superare questo record di diverse decine di migliaia di km.

La complicata orbita percorsa dalla Orion nel suo vaggio verso e attorno alla Luna. Credits: NASA/Astrospace.it

Cosa contiene la capsula Orion

Nella fase di avvicinamento alla Luna la NASA ha mostrato in diretta anche l’interno della capsula Orion e su uno dei sedili sembrava sbucare una testa umana: nulla di tutto ciò, quello apparso era un “surrogato” umano, ovvero un manichino chiamato Campos e seduto al posto di comando. È uno dei tre manichini che in questo momento stanno viaggiando alla volta della Luna a bordo della navicella Orion. Insieme a lui ci sono Helga e Zohar, non visibili in questa immagine. Tutti e tre i manichini sono ricoperti di sensori con lo scopo di raccogliere dati fondamentali per la preparazione delle prossime missioni Artemis, che saranno dotate di equipaggio.

L’interno della capsula Orion. Si possono distinguere, tra le altre cose, il manichino Campos sulla sinistra al posto di comando e l’esperimento Callisto al centro dell’immagine, volto a testare tecnologia commerciale come il comando vocale Alexa o Webex. Credits: NASA

Tra i vari scopi dei tre manichini c’è la misurazione delle radiazioni cosmiche assorbite (tanto più che ci stiamo avvicinando al massimo solare), soprattutto per testare la capacità protettiva delle nuove tute. Helga e Zohar, in particolare, sono due busti identici femminili: le donne sono infatti più sensibili alla radiazione cosmica. Realizzate dall’agenzia spaziale tedesca, Helga e Zohar costituiscono il primo esperimento di esposizione alle radiazioni cosmiche nel corpo femminile oltre l’orbita bassa.

I tre manichini non sono i soli abitanti del modulo di comando di Orion. A far loro compagnia vi sono infatti due peluche. In rappresentanza dell’agenzia spaziale europea c’è la pecora Shaun, vestita con la tuta blu ESA, mentre per la NASA non poteva mancare Snoopy, in tuta arancione, che da oltre cinquant’anni è di fatto la mascotte non ufficiale dell’agenzia spaziale americana.

Artemis 1 si sta dunque rivelando, al momento, un enorme successo dopo anni di grandi difficoltà e ritardi. Tornare sulla Luna, d’altronde, non è mai stato facile.

Matteo

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