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Solar Orbiter esegue l’osservazione più ravvicinata della storia di un brillamento solare

Il Solar Orbiter (SolO), la sonda europea per lo studio ravvicinato del Sole, ha catturato lo scorso 2 marzo questo fantastico video. In esso osserviamo nel dettaglio un brillamento sulla superficie del Sole. È quel fascio luminoso che compare nell’ultimo secondo di video.

La cosa straordinaria è che la sonda si trovava ad “appena” 75 milioni di km dal Sole, esattamente a metà strada tra la nostra stella e la Terra. Questo tipo di riprese dei brillamenti solari erano possibili, finora, solo dal nostro pianeta!

Significa che questo è il brillamento osservato più da vicino della storia, e la parte fantastica è che il bello deve ancora venire! Lunedì 14 marzo, infatti, la sonda entrerà all’interno dell’orbita di Mercurio, e il 26 marzo raggiungerà una distanza dal Sole di 50 milioni di km, un terzo della distanza Terra-Sole. Questo sarà il primo di ben 19 avvicinamenti estremi alla nostra stella, che avverranno nel corso dei prossimi 9 anni. La sonda è stata lanciata a inizio 2020 e finalmente inizia la parte principale della sua missione!

Con il massimo di attività solare previsto per il 2025-2026, beh, potremo imparare tantissimo da così vicino. Solar Orbiter è accompagnata da un’altra missione solare, il Parker Solar Probe (lanciato dalla NASA), che si avvicinerà ancora di più. Il PSP ha molte più protezioni di SolO, e quindi non ha gli stessi strumenti. È privo di una fotocamera in grado di osservare il Sole (come quella di Solar Orbiter) e si concentra maggiormente sull’atmosfera della nostra stella.

Si spera che queste due sonde ci aiutino a risolvere il mistero del riscaldamento coronale. In poche parole, lo strato più esterno dell’atmosfera solare (la corona) raggiunge temperature cinetiche superiori al milione di gradi. Questo fenomeno al momento sfugge a una comprensione completa, e molti modelli teorici fanno fatica a riprodurlo matematicamente. Servono più osservazioni, e Solar Orbiter ha già dato un contributo fondamentale, scoprendo i cosiddetti “campfires”: piccoli brillamenti sulla superficie solare che contribuiscono al meccanismo di riscaldamento coronale.

Con la prosecuzione delle due missioni ne vedremo delle belle!

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